tag:blogger.com,1999:blog-4061607107650689019.post6434803742266258379..comments2022-03-26T06:23:14.986-07:00Comments on Tempi profondi: Il naturalista e lo scrittore: Darwin secondo McEwanTempi Profondihttp://www.blogger.com/profile/15235675491070751122noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-4061607107650689019.post-6295243124940603932012-07-20T07:38:51.477-07:002012-07-20T07:38:51.477-07:00«Ottimo post, come sempre».
Grazie Andrea!«Ottimo post, come sempre».<br />Grazie Andrea!Tempi Profondihttps://www.blogger.com/profile/15235675491070751122noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4061607107650689019.post-19033302344921022012012-07-20T07:30:47.438-07:002012-07-20T07:30:47.438-07:00Le due osservazioni sono molto interessanti e apro...Le due osservazioni sono molto interessanti e aprono uno squarcio sugli innumerevoli aspetti di grande interesse storiografico ed evoluzionistico che questo post ha solo sfiorato.<br />In merito al 1° punto: ci sarà modo e tempo per un post su questo interessante aspetto storico-filosofico, e il tuo appunto, per quanto fugace, è prezioso.<br />Per quanto riguarda il 2° argomento: dirottare il punto di osservazione dalle coordinate del solipsismo (sia esso antropocentrico, etnologico, culturale, o quant'altro) è sempre un'operazione benefica. La realtà fisica è come è, ma cosa potrebbe dire in merito una civiltà conscia del metodo scientifico se questa avesse una vista scarsa ma possedesse il sonar? Quali studi, ricerche, tecnologie (o arte) potrebbe scovare? Come ha scritto Dawkins in "The Magic of Reality", p. 197 [Black Swan, Bantam Press. An imprint of Transworld Publishers - A Random House Group Company, London 2012 (1a ed. 2011)], se una civiltà aliena possedesse organi per comunicare tramite le onde radio, questa potrebbe anche avere, come risultato dell'evoluzione, un radar biologico più o meno complesso - utile nel caso l'habitat (o il pianeta) fosse circondato da nebbia spessa*. Ovviamente, in questo caso, i risultati della (eventuale) conoscenza scientifica o del sapere culturale sarebbero complementari con quanto accumulato da H. sapiens (e non mutualmente esclusivo, come nel pensiero delle religiosità). D'altra parte, Thomas Nagel si era chiesto in un noto articolo, "What is it like to be a bat?" [in "The Philosophical Review", LXXXIII, 4 (October 1974), pp. 435-50]: oltre ad immaginarci (sforzandoci) di percepire la realtà come potrebbe farlo un pipistrello (ma vale qualunque altro essere vivente), come può essere per un pipistrello percepirsi nell'atto di percepire la realtà? Ora, tralasciando le idee filosofiche di Nagel sulla coscienza, il discorso è: capiremmo quel percepire particolare nel modo in cui esso è percepito e compreso originariamente (nel caso della civiltà aliena e del radar)? Scientificamente (e/o matematicamente) sì (credo), naturalmente no, essendo privi di quella particolare conformazione fisiologica. La traslitterazione come metodo per ovviare a questo impasse: facilita la comprensione ed è uno strumento eccellente, ma comporta sempre il rischio di semplificazioni o imprecisioni.<br /><br />* l'ecolocazione si è evoluta indipendentemente almeno quattro volte (pipistrelli, cetacei e due tipi di uccelli).<br /><br />Explicit.<br />Sulla contingenza e la scienza: siamo esploratori su un'asse in movimento, posta su una barca in movimento, che osservano la costa - impercettibilmente in movimento geologico anch'essa - con un cannocchiale, mentre la barca, in perenne veleggiare, si allontana. Osserviamo, e intanto cambiano le stelle osservate, cambia l'equipaggio, cambia lentamente il profilo della costa, persino il legno della nave cambia (sostituito più o meno gradualmente per mille motivi), ed è tutto soggetto alla contingenza e all'intreccio di rapporti causali/casuali. In questa contingenza scoviamo dei pattern: alcuni di questi - come scopriamo con il passare del tempo - hanno un riscontro fattuale nella realtà contingente (scienza). Consci della nostra limitazione cognitiva e del fatto di essere incardinati alla nostra conformazione mesoscopica fisico-sensoriale (entrambi contingenti), cerchiamo di applicare un metodo di verifica a quei pattern che sembrano poter spiegare l'esistente, così come possiamo, prima di lasciare il posto all'esploratore seguente, e così via, così come noi abbiamo sostituito l'esploratore precedente.Tempi Profondihttps://www.blogger.com/profile/15235675491070751122noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4061607107650689019.post-28403539411075026272012-07-20T04:14:05.321-07:002012-07-20T04:14:05.321-07:00Ottimo post, come sempre.
Mi permetto un'aggiu...Ottimo post, come sempre.<br />Mi permetto un'aggiunta sui motivi della cesura radicale del darwinismo rispetto alla visione naturalistica precedente (che non mi pare sia menzionata, correggimi se sbaglio) ed una valutazione sulla concezione della “inevitabilità” del progresso scientifico.<br />Ciò che maggiormente rappresenta una rivoluzione concettuale nel darwinismo è il rifiuto del concetto di essenza platonica-linneana e l'introduzione del concetto di popolazione. La specie pre-darwiniana è un archetipo, un'idea di stampo platonico, di cui ogni singolo individuo sarebbe un mero accidente imperfetto. In tale ottica, la scienza naturale, quindi, sarebbe mera applicazione del platonismo sull'accidentalità di enti visti come (al più), variazioni sul tema, questo ultimo considerato la “vera” “realtà”. Darwin rovescia l'ottica, e di fatto distrugge la necessità di riferirsi a Platone, e quindi a qualsiasi visione che debba invocare un'astratta “realtà” ideale (quasi un ossimoro) come fondamento dell'innumerevole schiera di individui accidentalmente iperfetti e parziali (e quindi elimina anche la implicita ricaduta religiosa che, dall'Essere platonico fondante le idee, deve richiedere un Essere creatore creante gli archetipi). La “realtà” è la popolazione, e la variazione nel tempo (quindi Tempo Profondo) della variazione dovuta alle dinamiche popolazionali, genera le specie. La rivoluzione concettuale che per la prima volta mostra come la realtà fenomenica nella sua irrisolvibile diversità (intraspecifica) sia spiegabile senza ricorrere ad idee platoniche (e, produce, nel Tempo Profondo, anche la variabilità interspecifica) è quindi, a mio avviso, la più grande innovazione e rivoluzione di Darwin.<br />Il secondo punto, invece, è una critica che si appoggia alla tua già esauriente analisi della concezione “teleologica” del progresso scientifico. Una ipotesi o una teoria non sono meri isomorfismi con la realtà. Uno stesso fenomeno può generale ipotesi differenti a seconda del sistema percettivo, simbolico e linguistico col quale tale fenomeno è osservato ed analizzato. Pertanto, le ipotesi scientifiche sono contingenti esattamente come sono contingenti i cervelli che le elaborano, criticano e diffondono. Una civiltà priva di visione della banda luminosa e che vivesse una realtà percettiva unicamente sonora, molto probabilmente non elaborerebbe una concezione euclidea del mondo come è, ancora oggi, la nostra raffigurazione a grana grossolana della realtà. Probabilmente, costruirebbe teorie fondate su matematiche armoniche, le quali sarebbero ugualmente sottoposte al vaglio dell'esperienza per la loro validità, ma serebbero comprensibili, sensate e valide solo nel contesto neurofisiologico che le ha generate. Se, pertanto, noi riteniamo contingenti tali “scienze”, non possiamo conferire alla nostra dinamica storiografica ed epistemologico un alcunché di speciale, necessario o intrinsecamente predeterminato.Andrea Cauhttps://www.blogger.com/profile/10855060597677361866noreply@blogger.com