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martedì 17 gennaio 2012

Proemio semiserio in due pezzi II. Dove l'autore elogia i pinguini e ringrazia

Il mio bozzetto originario per il blog, con tanto di memorandum provvisorio su titolo e sottotitolo.
Eziologia del template: di coralli e di polimeri

Dietro il roboante titolo del sottoparagrafo, calcolato esattamente per impressionarvi inutilmente o per incuriosirvi, si cela prosaicamente il senso che sta a monte della composizione artistica. Prendete dunque la homepage e mettetevi di fronte all'immagine. Quello che potete osservare a sinistra è l'albero delle forme della vita, differenziatesi attraverso il tempo a partire da un progenitore comune. Il bozzetto è stato tracciato da Darwin sul suo taccuino nel 1837, introdotto da un modesto «I think», che precede di più di venti anni la pubblicazione del suo lavoro sull'Origine delle specie. Il momento è epocale: «è il suo primo diagramma evoluzionistico, uno spartiacque teorico» [1]. La scelta si rivela felice poiché, se da un lato il grafico darwiniano è diventato negli ultimi tempi un'icona mediatica, rappresenta bene il lungo e faticoso processo storiografico di comprensione della storia naturale. Ha una certa rilevanza storiografica ricordare che, nel taccuino dell'epoca ma poco prima di abbozzare l'albero della vita, Darwin aveva anche annotato quanto l'immagine del corallo risultasse di maggior rigore euristico rispetto a quella tradizionale dell'albero: con il suo proliferare secondo logiche contingenti, con le sue calcificazioni di parti ormai morte, la figura a cespuglio ramificato del corallo rende giustizia al concetto di tempo profondo e alle esplosive esplorazioni adattative degli organismi fossili oggi estinti [2].
Torniamo ora all'illustrazione. Dall'albero darwiniano si dipana, precedendolo e innervandolo come materia viva, la catena elicoidale del DNA (il celebre polimero organico), a sua volta sostenuta dai legami chimico-fisici (alcune strutture molecolari si possono scorgere a sinistra e sotto il corallo darwiniano). L'immagine vorrebbe essere, in effetti, una sorta di riepilogo visivo, un micro-bignami. All'irruzione grafica del DNA corrisponde un passaggio storiografico specifico: l'integrazione dell'evoluzionismo darwiniano con la genetica mendeliana, la genetica delle popolazioni e l'analisi paleontologica, per merito della cosiddetta sintesi moderna (o neodarwinismo), la corrente che ha posto le basi novecentesche per gli ulteriori raffinamenti e correzioni delle più recenti elaborazioni evoluzionistiche. Procedendo attraverso l'immaginaria freccia del tempo che nell'immagine scorre da sinistra verso destra, all'interno dei rapporti della biosfera e nel corso del tempo profondo, il DNA si stempera figurativamente nell'oceano della vita, trovando espressione negli organismi viventi, e riemerge sotto forma di un teropode aviano attuale in rappresentanza di tutto il regno Animalia. In realtà la presenza dell'acqua è molto più importante di quanto non appaia da una stilizzazione esemplificativa, poiché è l'acqua a fornire l'ambiente tale per cui le interazioni tra molecole diventano possibili «con la dovuta "destrezza" e un alto grado di precisione» [3]. Ciò può aver luogo grazie alla presenza di ioni in soluzione che intervengono cambiando l'attrazione elettrica naturale delle macromolecole.
Ho scelto deliberatamente il pinguino (nella fattispecie, Pygoscelis antarctica) perché sovverte le tradizionali categorie cognitive e la classificazione ad occhio nudo (la scienza si rivela essere controintuitiva rispetto al senso comune): nuota come un pesce, è un uccello, ma non vola. In realtà vola, come ha ben illustrato Fabio, ed è tanto aggraziato quanto i suoi parenti che si librano tra le correnti d'aria. Se non ve ne siete accorti, vi sentite abbindolati o state pensando al celebre mockumentary prodotto in occasione del pesce d'Aprile del 2008 dalla BBC e intitolato Flying Penguins, è perché state sbagliando prospettiva: vola sott'acqua. Per capire quali contingenze lo portarono ad essere come è oggi bisogna fare appello alla sua storia evolutiva, e per farlo bisogna immergersi in profondità tra i concetti della storia.

Titolo*

Il titolo pluralizza quel tempo profondo geologico che fu già presentato nel titolo di un fortunato volume di Henry Gee, pubblicato in Italia da Einaudi [4]. La scelta del plurale vuole rispecchiare la simbiosi tra questo concetto e la (auto)coscienza storica e storiografica dell'uomo nei confronti del suo passato e del passato del pianeta Terra. Non è un'impresa facile: Stephen J. Gould ha rilevato come «il tempo profondo [sia] così difficile da capire, così estraneo alla nostra esperienza quotidiana, da rimanere un ostacolo importante alla nostra comprensione» [5]. D'altra parte, senza scomodare i milioni o i miliardi di anni, bastano qualche secolo e l'assenza di scrittura, o di documentazione continua, perché un tema in apparenza semplice diventi uno spinoso ed intricato problema anche per lo storico preparato che non sappia nulla del tempo profondo. Per questo motivo un confronto è tanto più urgente tra le due sponde della ricerca sul nostro passato e, per la stessa ragione, se dovessi cercare un'epigrafe introduttiva da porre in calce al blog sceglierei la citazione che segue, tratta da un'opera recente curata da Jared Diamond e James A. Robinson. Si tratta di un passaggio che ha il pregio di compendiare bene il discorso che vorrei intraprendere con i lettori di Tempi profondi: «spesso gli storici credono che la storia umana sia fondamentalmente diversa dalla storia dei cancri, degli scimpanzé o dei ghiacciai, implicando le motivazioni di individui umani, che si suppone non possano essere misurate o espresse in numeri. Ma anche cancri, scimpanzé e ghiacciai sono molto complessi, e frappongono l’ulteriore ostacolo di non lasciare dietro di sé alcun documento scritto sui loro motivi. Inoltre molti studiosi, fra cui psicologi, economisti, ricercatori appartenenti a enti governativi e biografi, sono oggi in grado di misurare e analizzare le scelte di singoli esseri umani per mezzo di analisi retrospettive di documenti di persone morte oltre che di interviste a persone ancora viventi» [6].
Tempi profondi si prefigge dunque, tra le altre cose, di impostare un discorso costruttivo sui due termini presentati nel sottotitolo, con la natura al primo posto per evidenziare il debito non ancora riconosciuto contratto dalla storia nei confronti della paleontologia: non si può sottostimare l’importanza avuta dalla documentazione fossile, come prova e documento della storia del pianeta, nella formazione del pensiero occidentale moderno [7] e del pensiero sul tempo profondo anche nelle altre culture [8]. Natura e storia shakerate, però, perché mantengano una porzione di antiossidanti salutare e si eviti di aggiungere confusione al quadro scientifico abbastanza caotico in voga nelle discipline umanistiche, privilegiando post di qualità divulgativa (e non di quantità), di approfondimento e di aperto confronto interdisciplinare.

*= Il titolo del testo di Gee è stato ripreso di recente da una mostra di paleoarte curata da Filippo Bertozzo e organizzata con il patrocini del Comune di Trissino e della Provincia di Vicenza, assieme all'Associazione Paleontologica Parmense Italiana, intitolata Tempo profondo. Incontro tra arte e scienza (20 novembre-11 dicembre 2011; l'esposizione si fregiava dei lavori di Davide Bonadonna, Fabio Pastori, Troco, Lukas Panzarin, Loana Riboli, Sante Mazzei, Fabio Manucci e Marzio Mereggia, mentre la locandina è opera di Troco e A. Pirondini). Una rapida ricerca in Internet mi ha rivelato che un'altra mostra, risalente al 2006, ha utilizzato la combinazione Tempi profondi. Si tratta di Tempi profondi. Frammenti del Pliocene in Umbria, promossa dall’associazione culturale L’Upupa e dall’associazione paleontologica orvietana.

Illustrazione

La mia bozza originaria per il template del blog era miserrima (la potete osservare all'inizio del post). Ho contattato Fabio Manucci, blogger presente in Rete con Agathaumas, paleoartista entusiasta e studente all'Accademia di Belle Arti, e gli ho chiesto se poteva dedicare un po' di tempo e pazienza per elaborare quella mia prima, e un po' scolastica, idea. L'ultimo giorno dell'anno ho ricevuto il suo lavoro (sarà un Capodanno che ricorderò a lungo), che per me è stato motivo di vero stupore. La sua elaborazione non ha fatto che confermare la sua meticolosità e perizia; Fabio ha saputo cogliere nel segno interpretando e valorizzando il mio schizzo veloce, e lo ringrazio per avermi citato come ideatore della composizione sulla sua pagina di DeviantArt.
Una volta destatomi dall'ammirazione per il risultato di Fabio, la questione dell'armonizzazione grafica di titolo e sottotitolo si imponeva come nuovo ordine del giorno. Dopo una serie di tentativi personali abbastanza deludenti ho deciso, su consiglio di Fabio, di rivolgermi ad Andrea Pirondini perché mi desse una mano nel compito. Andrea è blogger (suo Go go dinosaurs), grafico di professione, una delle menti dietro il progetto Prehistoric Minds, ed è stato di recente insignito del 1° Premio assegnato dall'Associazione Paleontologica Parmense Italiana per la sua infaticabile attività in qualità di collaboratore, tra gli altri impegni paleoillustrativi, di Dinosauri in carne e ossa. Il risultato del suo intervento sull'illustrazione di Fabio lo potete vedere in alto: la grafica elegante, pulita che contraddistingue il template è opera di Andrea.
Senza di loro il mio blog sarebbe non solo meno accattivante, ma anche meno ricercato e accurato: un grazie di cuore ad entrambi.

Dove l'autore si congeda

Da ultimo, vorrei ricordare alcuni eventi particolari che hanno segnato la storia della mia recente avventura on line. Per Historia Religionum vorrei menzionare almeno la serie delle tre interviste a studiosi e ricercatori della generazione più giovane, che hanno riscosso un grande successo in termini di contatti, anche e soprattutto per merito della competenza degli intervistati (V.S. Severino, R. Nanini e S. Botta). Queste interviste hanno rappresentato un’occasione eccezionale di confronto diretto tra differenti punti di vista, e un’opportunità insperata (per me) di crescita professionale. Per Geomythologica non posso esimermi dal ringraziare Andrea Cau, paleontologo, blogger del celebre Theropoda nonché autore del romanzo L'età della figlia. Ho seguito il suo blog fin dai primissimi tempi, quando ancora facevo parte della maggioranza silenziosa dei lettori invisibili, e mi ha ripagato con confronto aperto su temi di grande interesse e con una sincera amicizia. Quando lanciai Geomythologica ero un perfetto sconosciuto, e Andrea si è dato la pena di seguirmi con pazienza, talvolta correggendomi nel campo di sua pertinenza, più spesso scambiandoci spunti interessanti e realmente interdisciplinari.
Infine, un ringraziamento particolare va ai paleontologi Simone Maganuco e Stefania Nosotti per la loro paziente disponibilità nella revisione di un testo che, incrociando le dita, spero di poter presentare prossimamente su queste pagine.
Penso di avere esaurito per il momento i debiti contratti e le radici intellettuali che mi hanno condotto a questo punto e, ringraziando tutto l'universo che gravita intorno all'Associazione Paleontologica Parmense Italiana, vi darei appuntamento al prossimo post!

[1] Telmo Pievani, Charles R. Darwin e il corallo della vita: una chiave di lettura per il futuro, in Giacomo Giacobini (a cura di), Darwin e l’evoluzione dell’uomo, Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 132-154; p. 136.
[2] Charles R. Darwin, Taccuini 1836-1844 (Taccuino Rosso, Taccuino B, Taccuino E), ed. it. a cura di Telmo Pievani, Prefazione di Niles Eldredge, Laterza, Roma-Bari 2008, p. 131 per la nota sull'uso del corallo al posto dell'albero nella grafica della filogenesi, p. 137 per il diagramma [ed. or. integrale Paul H. Barrett, Peter J. Gautrey, Sandra Herbert, David Kohn e Sydney Smith (eds.), Charles Darwin’s Notebooks, 1836-1844: Geology, Transmutation of Species, Metaphysical Enquiries, Cornell University Press, Ithaca 1987].
[3] James Lovelock, Gaia. Nuove idee sull'ecologia, Bollati Boringhieri, Torino 2011, p. 112 (1a ed. 1981; ed. or. Gaia: A New Look at Life on Earth, Oxford University Press, 1979).
[4] Henry Gee, Tempo profondo. Antenati, fossili, pietre, Einaudi, Torino 2006 (ed. or. Deep Time: Cladistics, the Revolution in Evolution, The Free Press. A Division of Simon & Schuster Inc., New York 1999).
[5] Stephen Jay Gould, La freccia del tempo, il ciclo del tempo. Mito e metafora nella scoperta del tempo geologico, Feltrinelli, 1989, p. 15 (ed. or. Time's Arrow, Time's Cycle: Myth and Metaphor in the Discovery of Geological Time, Harvard University Press, Cambridge 1987).
[6] Jared Diamond e James A. Robinson, Prologo a iid. (a cura di), Esperimenti naturali di storia, Codice edizioni, Torino 2011, pp. 3-14; p. 6 (ed. or. Natural Experiments of History, Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge-London 2010).
[7] Paolo Rossi, I segni del tempo. Storia delle Terra e storia delle nazioni da Hooke a Vico, Feltrinelli, Milano 2003 (1a ed. 1979).
[8] Adrienne Mayor, The First Fossil Hunters: Dinosaurs, Mammoths, and Myth In Greek and Roman Times. With a New Introduction by the Author, Princeton University Press, Princeton-Oxford 20102 (pubbl. or. presso lo stesso editore come The First Fossil Hunters: Paleontology In Greek and Roman Times, 20001); ead., Fossil Legends of the First Americans, Princeton University Press, Princeton-Oxford 2005.

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