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giovedì 5 luglio 2012

Epilogo: scienza è democrazia

Terza cultura italiana: storia di un incontro mancato. Parte V

Come ha scritto in un saggio recente Gilberto Corbellini, «la manipolazione e la censura della scienza» diventano parte integrante e concause (quando non fattori principali) del «processo di declino civile ed economico» dei paesi occidentali (Corbellini ha indagato il caso italiano), e che «in generale, quando qualche sistema di interessi e potere aspira a limitare le libertà individuali all'interno di un sistema liberale, esso interviene sulla scienza, e cerca di controllarne le informazioni e conoscenze che possono scaturire dalla libera ricerca» [1]. Questo ha luogo anche manipolando in chiave ideologica lo stesso processo scientifico, con risultati inefficaci per la ricerca e con ricadute infauste o terribili sulla società e sulla popolazione; si pensi al caso Lysenko in Russia o agli esperimenti scientifici condotti sotto il nazismo o anche, mutatis mutandis e su un piano differente, alle farneticazioni deliranti e offensive di R. De Mattei, l'ex vicepresidente del CNR, che non troppo tempo fa ha utilizzato fondi pubblici per finanziare un convegno creazionista e la pubblicazione dei relativi atti.
L'unico modo per permettere una maggiore condivisione della scienza, dei suoi risultati e dei suoi indirizzi di indagine e approfondimento, i cui risultati restano controintuitivi rispetto alla cognizione generale di tutti i giorni e difficili da comprendere ad un occhio scarsamente allenato, è lo stesso su cui prima C.P. Snow e poi il grande Carl Sagan (1934-1996; Cornell University) hanno insistito - e con loro tanti altri esponenti della ricerca e della divulgazione: un maggiore investimento nell'educazione scientifica dei cittadini, un ripensamento generale delle conoscenze al fine di permettere un'ampia diffusione degli strumenti di comprensione e una riorganizzazione delle materie impartite nelle scuole dell'obbligo (a quando un'ora di Biologia evoluzionistica e Paleontologia nelle scuole medie, sia inferiori che superiori?). Cittadini maggiormente preparati su questioni scientifiche potranno prendere parte attiva nei dibattiti culturali ed esprimere un voto informato (e non manipolato dalla longa manus di interessi politici, ideologici, teologici, corporativi, finanziari e industriali) in occasione di grandi impegni democratici, come può esserlo ad esempio un referendum su una qualsiasi pressante questione medica, ambientale o energetica.
Mi piacerebbe concludere questo excursus con una citazione esemplare da Il mondo infestato dai demoni di Sagan, opera che ritengo essere uno dei capolavori della divulgazione scientifica recente: «i valori della scienza e della democrazia concordano, anzi in molti casi sono indistinguibili [...]. La scienza conferisce potere a chiunque si dia la pena di impararla (anche se a troppi è stato sistematicamente impedito di farlo). Essa prospera sul libero scambio di idee, che ne è anzi una condizione indispensabile; i suoi valori sono antitetici al segreto. Essa non ha alcun punto di vista speciale o alcuna posizione privilegiata. Tanto la scienza quanto la democrazia incoraggiano opinioni non convenzionali e discussioni vigorose. Entrambe richiedono ragioni adeguate, argomentazioni coerenti, criteri rigorosi di prova nonché onestà. La scienza è un modo per denunciare i bluff di coloro che avanzano pretese infondate di sapere, contro la religione applicata a sproposito. Se siamo fedeli ai suoi valori, può aiutarci a smascherare la menzogna. Essa ci fornisce la possibilità di correggere i nostri errori cammin facendo. [...] Ma la democrazia può anche essere sovvertita per mezzo dei prodotti della scienza più di quanto abbia mai sognato alcun demagogo preindustriale» [2]. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, la decostruzione, quasi come il falsificazionismo e la "società aperta" popperiana (per quanto la decostruzione operi soprattutto sul piano delle filosofiche convinzioni personali), rappresenta non solo un sano esercizio di smascheramento storiografico, ma anche un potente strumento di difesa contro chi tenta di imporre punti di vista non sostenuti da prove sufficientemente valide.

[1] Gilberto Corbellini, Scienza, quindi democrazia, Einaudi, Torino 2011, p. 155.
[2] Carl Sagan, Il mondo infestato dai demoni. La scienza e il nuovo oscurantismo, Baldini & Castoldi, Milano 1997, pp. 79-80 (ed. or. The Demon-Haunted World. Science as a Candle in the Dark, Random House/Ballantine Books, New York 1995/1997).

5 commenti:

  1. La scienza è democrazia, ma le sue leggi non sono democratiche.

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    1. Dipende da cosa intendi per "leggi democratiche"; il concetto storico-politico di "democrazia" si è modificato nel tempo ed è un sistema dinamico. Per fortuna: nell'antica Grecia gli schiavi, le donne, i meteci non facevano parte degli organi elettivi attivi e passivi, mentre il primo paese a dotarsi di suffragio femminile è stato la Nuova Zelanda alla fine dell'800 (quando era ancora formalmente colonia imperiale britannica).
      Democrazia non è demagogia (dove appunto, sembra che sia il "popolo" a decidere ma in realtà quest'ultimo si espone alle manipolazioni degli organismi politico-finanziari e dei loro interessi).

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  2. Intendevo dire che le sue leggi non si votano a maggioranza.

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    1. Non è tanto rilevante il consensum omniun del "voto a maggioranza", ma il processo soggiacente (parlo del metodo teorico; in pratica la differenza c'è). Esiste un feedback-loop per cui le leggi vengono valutate allo scopo di osservarne l'azione, per vedere (testare) quale riscontro fattuale abbiano e se i risultati attesi corrispondano alle aspettative. Altrimenti esistono organi (direttamente o indirettamente gestiti da cittadini) preposti al controllo e alla discussione delle medesime, presso i quali le leggi "ritornano" per essere modificate o sostituite in caso di scarsa o nulla aderenza alla realtà e ai risultati attesi. Inoltre, un esempio in altro senso; l'idea che il diritto e la gestione dello stato attraverso l'espressione dell'elettorato (attivo o passivo) fossero questione dei soli maschi adulti bianchi e benestanti è stata falsificata dopo l'estensione dei diritti di voto alle donne e alle componenti sociali di colore, ove presenti. Da questo punto di vista, teoricamente, la democrazia possiede gli strumenti per agire come se fosse un metodo (empirico) - agente quasi come la scienza [Cfr. ad es. Timothy Ferris, "The Science of Liberty: Democracy, Reason, and the Laws of Nature", HarperCollins, New York 2010]. Inoltre, in una democrazia ideale, le persone agiscono ed esprimono le proprie decisioni avendo tutti gli strumenti per esercitare il loro diritto (si presuppone che, come nella scienza, abbiano un solido background educativo alle spalle - compito dello stato ideale è fornirlo nel migliore dei modi possibili).

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    2. *Errata corrige*: leggasi " [...] il consensus omnium del voto a maggioranza [...]".

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