Iniziamo dall'elefante nella stanza.
Il blog ha subito negli ultimi tempi un notevole rallentamento. Inutile negarlo.
Nonostante la sporadica pubblicazione di qualche post, non mi è stato possibile mantenere una presenza adeguata. Post promessi da tempo sono saltati lasciando spazio a interventi più o meno estemporanei. Chi segue questo blog sui social media saprà che c'è in cantiere - da più di un anno ormai - un post sulle comunità liguri di Tabarka, Nova Tabarca e San Pietro come studio comparativo di caso per un esperimento naturale di storia, per usare la definizione di Jared Diamond e James Robinson. C'è anche un pezzo su Humboldt, S.J. Gould, e la storiografia al tempo della postverità tra i file incompleti da postare qui.
La spiegazione di questo rallentamento è presto detta: ho iniziato a lavorare come traduttore. In questi ultimi due anni ho tradotto Storia profonda di Daniel Lord Smail e Nel nome della Croce di Catherine Nixey - entrambi per i tipi di Bollati Boringhieri. Ma non ho abbandonato la ricerca. Difatti, in questi ultimi due anni ho lavorato con costanza a un manuale accademico su post-verità e antiscientismo nella storia delle religioni accademica. Un libro di storia che vede la pubblicazione proprio oggi, An Unnatural History of Religions ossia Storia innaturale della religione.
La spiegazione di questo rallentamento è presto detta: ho iniziato a lavorare come traduttore. In questi ultimi due anni ho tradotto Storia profonda di Daniel Lord Smail e Nel nome della Croce di Catherine Nixey - entrambi per i tipi di Bollati Boringhieri. Ma non ho abbandonato la ricerca. Difatti, in questi ultimi due anni ho lavorato con costanza a un manuale accademico su post-verità e antiscientismo nella storia delle religioni accademica. Un libro di storia che vede la pubblicazione proprio oggi, An Unnatural History of Religions ossia Storia innaturale della religione.
La grafica geometrica e aniconica del mio nuovo libro Il titolo rimanda alla Storia naturale della religione di David Hume (1755 ). DISCLAIMER: la scelta della grafica è dipesa dalla collana di appartenenza e non rispecchia scelte personali... fosse stato per me, in copertina ci sarebbe come minimo un teropode o un albero evolutivo dei primati oppure qualche collage retrò con sciamani, cervelli, Darwin e Lascaux. La prossima volta andrà meglio, dai. Fonte: Bloomsbury |
Si tratta del compimento di un progetto di ricerca ideato e iniziato durante il mio dottorato di ricerca, accennato in occasione di un convegno internazionale alla Sapienza Università di Roma nel 2015 e presentato in forma preliminare durante il mio periodo come visiting professor presso l'Università Masaryk a Brno (Repubblica Ceca) nel 2016. Da allora fino alle soglie di questo autunno ho raccolto materiale e sviluppato temi e argomenti ai quali ho accennato talvolta qui su Tempi profondi e nel mio libro precedente, Sciamanesimo senza sciamanesimo. Il prodotto finale è un volume di 253 pagine, corredato da 15 illustrazioni e tre tavole, interamente dedicato alla storia della storia delle religioni, ai suoi molti problemi e ai suoi protagonisti, dalle origini alle soglie del 2018.
Se dovessi riassumere scopo e portata del libro direi che il taglio è quello della storia profonda: per capire i nodi fondamentali della disciplina, le sue idiosincrasie e i suoi vicoli ciechi occorre partire dal cervello umano. Ora prendete la coppia Rodari-Endrigo e andate a ritroso: per fare un cervello ci vuole un primate, per fare un primate ci vuole Mammalia... e così via. Il senso di questa boutade è che, come ha parafrasato Steven Pinker, nulla ha senso in psicologia se non alla luce dell'evoluzione. Al centro di tutto, quindi, Darwin, ritenuto già nel primo decennio del Novecento il vero fondatore dell'antropologia e della storia delle religioni (rispettivamente da studiosi del calibro dell'oxoniense Robert R. Marett e della cantabrigense Jane E. Harrison). Ma Darwin non arriva da solo, calato dall'alto come provvidenziale deus ex machina, tutt'altro: nel libro cerco di raccontare come si è arrivati a Darwin e qual è stato il ruolo dei maggiori pensatori e studiosi precedenti, primo tra tutti un gigante della filosofia moderna, David Hume. E cerco di ricapitolare e coniugare sia l'aspetto storico-sociale della ricerca scientifica sia la realtà ontologica là fuori.
Ora, se dovessi identificare la peculiarità fondamentale che differenzia il libro rispetto ai vari volumi che si sono occupati di tracciare il percorso della storia delle religioni direi che l'evoluzione e la scienza sono il vero motore che ha condotto all'emancipazione della storiografia religionistica dai vincoli fideistici e dogmatici e il loro ruolo è qui riaffermato con forza alla luce sia degli sviluppi interdisciplinari più recenti nel campo sia della storia della disciplina.
Eppure, nonostante tutto, l'evoluzione e gli approcci non teologici e non fideistici sono sempre stati combattuti e più o meno vittoriosamente respinti durante l'intero corso della storia della disciplina. Il perché di questo estenuante rifiuto religioso contro ogni progresso scientifico che sembra ripetersi a ogni generazione, e identificato con chiarezza già dall'antropologo James G. Frazer all'inizio del Novecento, è la presa cognitiva delle credenze intuitive e la difficoltà a venire a patti con la realtà svelata faticosamente dalla ricerca scientifica. E torniamo a Rodari, Endrigo, al nostro cervello e ai suoi biases intuitivi. Non a caso, tra i temi di maggiore rilevanza che ho individuato nella storia dei vari rami europei della disciplina spicca la rilevanza assunta dalle forme di neo-creazionismo e la virulenza degli attacchi e dei veti contro svariati tipi di ricerca scientifica. Questa lotta tra scienza e religione, storicamente minimizzata da chi aveva interesse a promuovere un accomodazionismo più o meno fideista, si è finora quasi sempre risolta a favore della seconda - a volte in modo più marcato, altre volte seguendo schemi di convenienza e moduli di sopravvivenza o convivenza forzata - rivela un preoccupante legame tra manipolazione della realtà sulla base di sentimenti o credenze, establishment accademico e potere politico. In pratica, la storia della storia delle religioni si rivela essere un necessario campo di studio per la preistoria intellettuale della postverità e dei temi che ancora oggi restano di importanza primaria per una società democratica.
Ma - ci tengo ad aggiungere - il libro è molto di più di questo fosco quadro. Se è vero che molto spazio è necessariamente dedicato a quella che lo storico Paolo Rossi ha definito come "storia degli errori", c'è anche spazio per tutti i maggiori studiosi e per tutte le principali correnti di studio, note e meno note, che si sono opposti a questo status quo con la forza della ragione e del pensiero critico: Fokke Sierskma, James Baldwin, Alexander Macalister, decostruzionismo, poststrutturalismo, filosofia della mente, (paleo)antropologia, primatologia, fino agli astri nascenti dei nuovi approcci scientifici - Pascal Boyer, Lawson & McCauley, Stewart E. Guthrie... E i frutti, oggi, sono finalmente visibili - dalle scienze cognitive della religione ai Religious Studies as a Life Science - con articoli scientifici sulla religione pubblicati sulle maggiori riviste di scienza tout court, da Nature a Plos One. La religione è oggi al centro di un'etologia comparata di Homo sapiens. Ed è tempo che il resto del mondo accademico se ne renda conto.
Se dovessi riassumere scopo e portata del libro direi che il taglio è quello della storia profonda: per capire i nodi fondamentali della disciplina, le sue idiosincrasie e i suoi vicoli ciechi occorre partire dal cervello umano. Ora prendete la coppia Rodari-Endrigo e andate a ritroso: per fare un cervello ci vuole un primate, per fare un primate ci vuole Mammalia... e così via. Il senso di questa boutade è che, come ha parafrasato Steven Pinker, nulla ha senso in psicologia se non alla luce dell'evoluzione. Al centro di tutto, quindi, Darwin, ritenuto già nel primo decennio del Novecento il vero fondatore dell'antropologia e della storia delle religioni (rispettivamente da studiosi del calibro dell'oxoniense Robert R. Marett e della cantabrigense Jane E. Harrison). Ma Darwin non arriva da solo, calato dall'alto come provvidenziale deus ex machina, tutt'altro: nel libro cerco di raccontare come si è arrivati a Darwin e qual è stato il ruolo dei maggiori pensatori e studiosi precedenti, primo tra tutti un gigante della filosofia moderna, David Hume. E cerco di ricapitolare e coniugare sia l'aspetto storico-sociale della ricerca scientifica sia la realtà ontologica là fuori.
Ora, se dovessi identificare la peculiarità fondamentale che differenzia il libro rispetto ai vari volumi che si sono occupati di tracciare il percorso della storia delle religioni direi che l'evoluzione e la scienza sono il vero motore che ha condotto all'emancipazione della storiografia religionistica dai vincoli fideistici e dogmatici e il loro ruolo è qui riaffermato con forza alla luce sia degli sviluppi interdisciplinari più recenti nel campo sia della storia della disciplina.
Eppure, nonostante tutto, l'evoluzione e gli approcci non teologici e non fideistici sono sempre stati combattuti e più o meno vittoriosamente respinti durante l'intero corso della storia della disciplina. Il perché di questo estenuante rifiuto religioso contro ogni progresso scientifico che sembra ripetersi a ogni generazione, e identificato con chiarezza già dall'antropologo James G. Frazer all'inizio del Novecento, è la presa cognitiva delle credenze intuitive e la difficoltà a venire a patti con la realtà svelata faticosamente dalla ricerca scientifica. E torniamo a Rodari, Endrigo, al nostro cervello e ai suoi biases intuitivi. Non a caso, tra i temi di maggiore rilevanza che ho individuato nella storia dei vari rami europei della disciplina spicca la rilevanza assunta dalle forme di neo-creazionismo e la virulenza degli attacchi e dei veti contro svariati tipi di ricerca scientifica. Questa lotta tra scienza e religione, storicamente minimizzata da chi aveva interesse a promuovere un accomodazionismo più o meno fideista, si è finora quasi sempre risolta a favore della seconda - a volte in modo più marcato, altre volte seguendo schemi di convenienza e moduli di sopravvivenza o convivenza forzata - rivela un preoccupante legame tra manipolazione della realtà sulla base di sentimenti o credenze, establishment accademico e potere politico. In pratica, la storia della storia delle religioni si rivela essere un necessario campo di studio per la preistoria intellettuale della postverità e dei temi che ancora oggi restano di importanza primaria per una società democratica.
Ma - ci tengo ad aggiungere - il libro è molto di più di questo fosco quadro. Se è vero che molto spazio è necessariamente dedicato a quella che lo storico Paolo Rossi ha definito come "storia degli errori", c'è anche spazio per tutti i maggiori studiosi e per tutte le principali correnti di studio, note e meno note, che si sono opposti a questo status quo con la forza della ragione e del pensiero critico: Fokke Sierskma, James Baldwin, Alexander Macalister, decostruzionismo, poststrutturalismo, filosofia della mente, (paleo)antropologia, primatologia, fino agli astri nascenti dei nuovi approcci scientifici - Pascal Boyer, Lawson & McCauley, Stewart E. Guthrie... E i frutti, oggi, sono finalmente visibili - dalle scienze cognitive della religione ai Religious Studies as a Life Science - con articoli scientifici sulla religione pubblicati sulle maggiori riviste di scienza tout court, da Nature a Plos One. La religione è oggi al centro di un'etologia comparata di Homo sapiens. Ed è tempo che il resto del mondo accademico se ne renda conto.
Riassumendo: se vi stanno a cuore i temi trattati in questi anni nel mio blog, se vi incuriosisce il rapporto tra pseudoscienza, politica e mondo accademico, se volete saperne di più sulle scienze cognitive e sull'evoluzione... insomma, se avete apprezzato questo blog e sopportato le sue divagazioni intellettuali a cavallo tra storiografia, filosofia e storia della scienza, allora questo libro è pane per i vostri denti.
Bonus: la casa editrice è Bloomsbury, la stessa di Harry Potter (o meglio, il suo ramo accademico).... e allora, un bel Riddikulus agli antiscientisti, un Expelliarmus ai fautori della postverità, un buon Lumos per fare un po' di luce e un buona lettura a tutti voi!
P.S.: ahimè, il libro per ora è solo in inglese e in versione cartonata (abbastanza costosa). Il tascabile ("paperback") e l'eventuale traduzione italiana dipenderanno dal successo di questa edizione. Come è facile immaginare, al momento il testo è economicamente al di là della portata di molti lettori, ma ho in cantiere una serie di post riassuntivi sul mio libro (incrociando le dita e impegni permettendo). Intanto, se vi fa piacere essere in qualche modo di aiuto, quello che potete fare è diffondere la notizia sui social on- e off-line per dare maggiore visibilità al libro. Per tutto il resto, mi trovate sempre qua.
Grazie di tutto il vostro appoggio in questi anni e a presto!
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