domenica 21 ottobre 2012

La «dura scuola dell’era glaciale»: Sigmund Freud e la preistoria

 Iscrizione commemorativa e profilo di Sigmund Freud a Pribor (Příbor, Repubblica Ceca), suo luogo di nascita. Immagine: autore Michal Maňas, fonte Wikipedia.
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Continua la storia di alcuni concetti chiave della ricerca naturalistica e interdisciplinare del primo Novecento. Dopo aver trattato i fossili viventi di Emil Racoviţă, questa volta ci occupiamo della relazione tra ontogenesi e filogenesi nella psicoanalisi di Sigmund Freud e Sándor Ferenczi.
Questo contributo rappresenta la seconda anticipazione (riveduta, semplificata e adattata) dal mio libro imminente, prossimo venturo, attualmente in fase di adattamento alle norme editoriali della casa editrice.


La «legge biogenetica fondamentale»

Ernst Haeckel (1834-1919), zoologo tedesco, laureato in Medicina e artista, fu un alacre sostenitore dell’idea della selezione naturale darwiniana, alla quale ridusse sostanzialmente il complesso pensiero del naturalista inglese. Elaborò un’opera tanto «determinante per l’impostazione dei nuovi programmi di ricerca» quanto assolutamente «controversa» [1] per le contaminazioni con le idee sociali e mediche talvolta estremiste da lui professate [2]. Scrisse la Generelle Morphologie der Organismen, nella quale venne sintetizzata la «legge biogenetica fondamentale» (Biogenetisches Grundgesetz) [3], ispirata e vagheggiata in ambito mitteleuropeo da altri naturalisti e pensatori quali il filosofo Arthur Schopenauer [4]. Questa “legge biogenetica”, che ebbe molto successo, dichiara: «[…] nel corso del suo rapido sviluppo [embrionale] un individuo ripete i più importanti cambiamenti nella forma evolutisi a partire dai suoi antenati durante il loro lungo e lento sviluppo paleontologico» [5]. Tale idea venne confutata e abbandonata in questa sua forma nei primi anni del ’900 [6] ed è oggi sostituita dalla biologia evolutiva dello sviluppo (in inglese Evolutionary Developmental Biology, o Evo-Devo), che ha allargato il complesso quadro del rapporto tra storia naturale e costruzione degli organismi viventi allo studio del controllo strutturale e delle modifiche funzionali nel genoma, senza tralasciare le ricadute di questi processi sulla morfologia degli individui e sulla speciazione [7].
La formula haeckeliana secondo la quale l’ontogenesi (ossia, lo sviluppo dell’individuo) venne concepita tout court come ricapitolazione della filogenesi (ossia, la storia evolutiva) si diffuse rapidamente in vasti e disomogenei ambiti della ricerca. Non passò molto tempo prima che venisse notata la possibilità di collegare la profondità temporale filogenetica con la profondità della psiche e del suo sviluppo ontogenetico. Quest'idea compare e si afferma nei testi degli psicoanalisti Sigmund Freud (1856-1939) e Sándor Ferenczi (1873-1933). Freud non era estraneo ad argomenti provenienti dal campo naturalistico; iniziò la sua carriera come biologo [8] in un periodo profondamente influenzato dalle idee haeckeliane.
Nel campo di studio psicologico la ricapitolazione ontogenetica, variamente combinata con un neolamarckismo atto a giustificare la codificazione psichica e la trasmissione intraspecifica di avvenimenti inscritti nelle esistenze individuali, si prestava a molteplici interventi in vista di una unificazione tra biologia e psicoanalisi, e continuò ad essere utilizzata lungo l’intero corso del ’900. Ad esempio, Ferenczi nel suo Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità [9], sviluppava alcune idee, già elaborate in precedenza, riguardanti la possibilità di collegare le fasi filogenetiche dell’evoluzione dei vertebrati all’ontogenesi umana. L’equazione era svolta sulla base fallace di una corrispondenza lamarckiana tra tre elementi: mutamenti indotti dall’abitudine o dall’ambiente, trasmissione genetica ereditaria e codificazione psichica degli stessi [10].

Freud biologo: ontogenesi psichica e filogenesi evolutiva

Il rapporto tra ontogenesi psichica e filogenesi evolutiva, anzi, l’interdipendenza stessa delle due idee, appare come una costante fondamentale della psicoanalisi freudiana [11]. Due classici esempi possono bastare ad illustrare la presenza di quest'idea. Nel 1914 Freud scrive che «l’ontogenesi può essere considerata come una ripetizione della filogenesi, nella misura in cui quest’ultima non è mutata da un’esperienza vissuta più recente. La disposizione filogenetica si rende osservabile dietro l’evento ontogenetico» [12]. Tre anni più tardi, ritorna sull’argomento specificando il ruolo della sequenza ontogenetica nello sviluppo psichico infantile: «la preistoria cui il lavoro onirico ci riconduce è di due specie: in primo luogo la preistoria dell’individuo, l’infanzia; in secondo luogo, in quanto ciascun individuo nella sua infanzia ripete in certo qual modo in forma abbreviata l’intero sviluppo della specie umana, anche quest’altra preistoria, quella filogenetica» [13].
Tuttavia, la formulazione forse più completa della ricapitolazione filogenetica degli stadi psichici si trova in un testo di Freud risalente al 1915, ma pubblicato postumo [14]. In questo articolo, rimasto inedito fino alla metà degli anni ’80 del secolo passato, Freud porta a compimento, in stretto dialogo con Ferenczi, la correlazione tra avvenimenti preistorico-evolutivi e lo sviluppo delle nevrosi che si manifestano durante la crescita dell’individuo. Freud stabilisce una sequenza di stadi successivi, che si compone di «isteria d’angoscia – isteria di conversione – nevrosi ossessiva – dementia praecox – malinconia-mania» [15], nella quale «l’evoluzione della libido ripete forse le condizioni dei vertebrati, mentre l’evoluzione dell’Io [dipende] dalla storia della specie umana» [16]. È lo stesso psicoanalista a riassumere il contenuto del suo articolo in una lettera indirizzata a Ferenczi datata 12 luglio 1915: «[…] questa successione sembra riproporre dal punto di vista filogenetico un processo storico. Quelle che adesso sono nevrosi erano stadi della condizione umana. Con l’inizio delle privazioni dell’era glaciale gli uomini divennero paurosi», e perciò «trasformarono» la libido in angoscia [17]. Una volta compreso che a causa delle difficoltà di quel periodo la riproduzione andava per forza «contenuta», gli uomini che componevano quell’umanità primordiale divennero isterici. Le sequenze diacroniche descritte da Freud si svolgono come in un film muto poiché, secondo Freud, in quell’epoca primordiale l’uomo non possedeva ancora alcun tipo di linguaggio. Dopo essersi formati alla «dura scuola dell’era glaciale» [18], gli uomini poterono finalmente sviluppare linguaggio ed intelligenza, al ché seguirono i periodi dell’orda primordiale e dei divieti imposti dalla figura del padre, che causarono ulteriori nevrosi esclusivamente nei figli maschi. La preistoria ipotetica dell’umanità viene qui intesa da Freud secondo il modello presentato in Totem e tabù [19].
Le teorie di Freud sono figlie del loro tempo e non desta stupore il fatto che le speculazioni intellettuali, per quanto comprensibili nel loro contesto storico-scientifico, siano sostanzialmente prive di fondamento. Al di là dell’errore costituito dal considerare l’era glaciale europea pleistocenica come origine o tappa fondamentale dell’umanità intera (il taxon Homo sapiens è emerso dall’Africa circa 200.000 anni fa), segnaliamo in particolare tre ostacoli invalicabili: il picco massimo dell’ultima era glaciale è troppo recente per sostenere la tesi freudiana (risale difatti a 18.000 anni fa circa), oltre ad essere geograficamente limitato; non c’erano privazioni alimentari di sorta nell’Europa pleistocenica (come testimoniato dalla ricca megafauna fossile locale); infine l’acquisizione del linguaggio è ritenuta essere persino anteriore all’uscita del genere Homo dall’Africa, e quindi molto più antica di quanto ipotizzò Freud: «la data in cui si manifestarono capacità di linguaggio più articolate è ancora incerta, ma deve essere decisamente anteriore alla migrazione fuori dall’Africa di 60.000 anni fa» [20]. Il lamarckismo che agisce in questa ipotesi codificava il cambiamento delle specie come risultato, «durante la vita di ciascun individuo, [dei] comportamenti nuovi [che] avrebbero provocato cambiamenti nella sua struttura»; inoltre «tali cambiamenti sarebbero stati trasmessi dai genitori alla prole» [21]: una tesi che precede gli anni dell'affermazione della genetica post-mendeliana e che, come la ricapitolazione ontogenetica, si è rivelata falsa.

La cornice tardo-ottocentesca: tra scala naturæ e memoria ancestrale

L’ereditarietà dei caratteri acquisiti in Freud trova il suo campo di applicazione nella memoria ancestrale del genere umano. In questo senso, il tentativo freudiano rientra sì nella proposta psicologico-evoluzionistica dell'epoca, ma nell’accezione progressionista dell’evoluzionismo sociale di stampo spenceriano. Secondo questo progetto, seguendo la stessa identica ed erronea modalità di trasmissione dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti nel corso della vita individuale, «le associazioni mentali ripetute perché utili potevano consolidarsi a tal punto di diventare abitudini automatiche ed ereditarie; con il passare delle generazioni, [sarebbero diventate] così stabili da non distinguersi più dagli istinti propriamente detti. In altri termini, complessi mentali e addirittura credenze e ragionamenti si fissavano nel patrimonio mentale comune a interi gruppi, se non a tutta la specie umana» [22]. A ciò si aggiungeva l’eredità positivistico-tyloriana, sempre più sbilanciata sul versante sociale che su quello propriamente darwiniano-biologico, per cui «il sogno, il comportamento istintivo, la sfera delle passioni e naturalmente il delirio e la follia» [23] erano configurate come proprietà intrinseche ed espressioni, per quanto modificate, del passato animale o preistorico.
Insomma, le idee espresse in questo caso da Freud non sono bizzarre o singolari rivendicazioni di un’osmosi intellettuale e interdisciplinare tra ipotesi appartenenti alla scienza biologica e alla storia culturale, ma si situano perfettamente all’interno di una cornice tipicamente ottocentesca che «deve molto meno al darwinismo che all’archeologia preistorica, alla linguistica storica, agli studi sulla storia del diritto […], sulla mitologia e sulle culture classiche» [24]. Le radici sono però ancora più risalenti. La stessa ideologia del «metodo comparativo», come lo battezzò John Lubbock (lo studioso che coniò nel 1865 i termini «Paleolitico» e «Neolitico»), e che doveva consistere nella ricostruzione del passato occidentale-europeo tramite «l’osservazione delle attuali popolazioni primitive, considerate come “fossili viventi”», era di origine illuministica, così come l’idea di uno sviluppo linearmente uniforme della civiltà (sempre ponendo al vertice idealizzato la realtà europea dell’epoca) a partire da un’indistinta barbarie primordiale, testimoniata - secondo questa ingannevole prospettiva -  da società primitive attuali, rimaste “bloccate” in un periodo occidentalmente superato da tempo [25].

[1] G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca. Storia dell’evoluzionismo, Einaudi, Torino 2005, p. 319. Su alcune controversie dell’opera hackeliana cfr. S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), in id., I Have Landed. Le storie, la storia, a cura di T. Pievani, Codice edizioni, Torino 2009, pp. 329-347 (ed. or. I Have Landed: The End of a Beginning in Natural History, Harmony Books-A Division of Random House, New York 2002; art. pubbl. or. come Abscheulich! Atrocious, in «Natural History», 109, 2, March 2000, pp. 42-49). 
[2] Cfr. S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge-London 2003, pp. 77-78 (ed. or. 1977). 
[3] Per una discussione esemplare del sistema di Haeckel si rimanda al testo di S.J. Gould intitolato Ontogeny and Phylogeny, cit., in part. il cap. Ernst Haeckel: Phylogeny as the Mechanical Cause of Ontogeny, pp. 76-85. Una buona sintesi della sua opera, nel contesto storico, è reperibile nel capitolo Selezionismi di G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., pp. 318-326.
[4] Cfr. G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., p. 319. 
[5] La cit. proveniente da Generelle Morphologie der Organismen: Allgemeine Grundzüge der organischen Formen-Wissenschaft, mechanisch begründet durch die von Charles Darwin reformirte Descendenz-Theorie, Georg Reimer, Berlin 1866, vol. II, p. 300, è tratta dal volume di S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, cit., pp. 76-77. 
[6] Cfr. S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), cit., p. 342. 
[7] Cfr. Sean B. Carroll, Infinite forme bellissime. La nuova scienza dell’Evo-Devo, Codice edizioni, Torino 2006 (ed. or. Endless Forms Most Beautiful: The New Science of Evo Devo and the Making of the Animal Kingdom, W.W. Norton & Co., New York 2005) e Alessandro Minelli, Forme del divenire. Evo-devo: la biologia evoluzionistica dello sviluppo, Einaudi, Torino 2006. 
[8] Cfr. Frank J. Sulloway, Freud and Biology: The Hidden Legacy, in William Woodward e Mitchell G. Ash (eds.), The Problematic Science: Psychology in Nineteenth-Century Thought, Praeger, New York 1982, pp. 198-227. Cfr. ivi, p. 198 e nota n.1, p. 221: Freud inaugura la sua carriera accademica con uno studio dedicato alla neuroanatomia della lampreda Petromyzon [Lampetra] planeri (Über Spinalganglien und Rückenmark des Petromyzon, in «Sitzungsberichte der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften», Mathematisch-Naturwissenschaftliche Classe 78, III, Abtheilung, Wien 1878, pp. 81-167). 
[9] S. Ferenczi, Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità, Raffaello Cortina Editore, Milano 1993 (ed. or. Thalassa. Versuch einer Genitaltheorie, Internationaler Psychoanalyticher Verlag, Wien 1924). 
[10] Per approfondimenti cfr. Thierry Bokanowski, Sándor Ferenczi, Armando Editore, Roma 2000, pp. 43-48 (ed. or. Sándor Ferenczi, Presses Universitaires de France, Paris 1997). 
[11] Per il tema si rimanda ai seguenti testi: il fondamentale volume di S.J. Gould, Ontogeny and Phylogeny, cit., par. Freudian Psychoanalysis, pp. 155-164 e il contributo, altrettanto importante, di F.J. Sulloway, Freud biologo della psiche. Al di là della leggenda psicoanalitica, Milano, Feltrinelli 1982 (ed. or. Freud, Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, Basic Books, New York 1979; paperback reprint edition, with a new Preface, Harvard University Press, Cambridge-London 1992). Una critica alle interpretazioni di Sulloway, che coglie solo in parte i riferimenti alla biologia del XIX secolo, è reperibile in Paul Robinson, Freud and His Critics, University of California Press, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1993, cap. 1, Frank Sulloway: Freud as a Closet Sociobiologist, pp. 81-100. 
[12] Sigmund Freud, Prefazione alla terza edizione (1914) di Tre saggi sulla teoria sessuale, in id., Opere. 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, a cura di Cesare Luigi Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 1970, pp. 441-546; p. 448 (ed. or. 1905; 1914). 
[13] Id., Tratti arcaici e infantilismo del sogno, in id. Introduzione alla psicoanalisi. Prima e seconda serie di lezioni, Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 186-198; p. 186 (1a ed. it. 1969; ed. or. 1932)
[14] Id., Sintesi delle nevrosi di transfert, in id., Scritti di metapsicologia (1915-1917), a cura di Michele Ranchetti, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 95-112 (1a ed. it. 1986; ed. or. 1985). 
[16] Ivi, pp. 102-103. 
[17] Ivi, p. 269. 
[18] Ivi. 
[19] S. Freud, Totem e tabù. Alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici, in id., Opere 7. Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, a cura di Cesare Luigi Musatti, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 1-164 (1a pubbl. dell’ed. cit. 1975; ed. or. 1913). 
[20] Cit. da Colin Renfrew, Preistoria. L’alba della mente umana, Einaudi, Torino 2011, p. 122; cfr. inoltre p. 100 (ed. or. Prehistory: The Making of the Human Mind, Weidenfeld & Nicholson, London 2007). Per precisazioni rimandiamo al testo di S.J. Gould, Abscheulich! (Infame), cit. Per approfondimenti sull’era glaciale pleistocenica si rimanda al recente volume di Raffaele Sardella, L’era glaciale, il Mulino, Bologna 2011.
[21] Da un’efficace sintesi di I. Tattersall, Il mondo prima della storia. Dagli inizi al 4000 a.C., edizione italiana a cura di T. Pievani, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009, p. 3 (ed. or. The World from Beginnings to 4000 BCE, Oxford University Press, Oxford 2008). Approfondimenti in G. Barsanti, Una lunga pazienza cieca, cit., in part. pp. 142-161. Per una contestualizzazione critica delle idee di Freud in merito si rimanda a S.J. Gould, La fantasia evoluzionista di Freud, in id., I Have Landed, cit., pp. 141-155 (art. pubbl. or. come Freud’s Phylogenetic Fantasy: Only Great Thinkers Are Allowed to Fail Greatly, in «Natural History», 96, 12, December 1987, pp. 10, 14, 16, 18, 19).
[22] Antonello La Vergata, I dibattiti tra Ottocento e Novecento sull’evoluzione dell’uomo, in Giacomo Giacobini (a cura di), Darwin e l’evoluzione dell’uomo, Bollati Boringhieri, Torino 2010, pp. 28-53; p. 39.
[23] Ivi, p. 42. 
[24] Ivi, p. 36. 
[25] Ivi, p. 37. 

Indicizzato in Research Blogging tramite: Sulloway FJ (1986). Freud and biology: the hidden legacy. Acta psychiatrica Belgica, 86, 760-88 PMID: 3551504

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