Penultimo appuntamento con le conclusioni del volume di Robert McCauley (come al solito, per le puntate precedenti cliccate qui: 1, 2, 3, 4, 5, 6).
La scienza dipende profondamente dal sostegno istituzionale
Poiché la scienza è un’attività dispendiosa in termini di tempo, energie e disponibilità materiali, l’attività di ricerca e il controllo delle frodi condotta dalle comunità di scienziati deve essere sostenuta in modo continuo dalle istituzioni e richiede inoltre la disponibilità di un numero consistente di individui che hanno portato a termine un lungo percorso di preparazione intellettuale. La scienza è rara, non richiede solamente la mera alfabetizzazione ma la comprensione avanzata di svariate capacità (linguistiche e matematiche, ad esempio); servono come minimo vent’anni di preparazione formale per poter partecipare ai più alti livelli della discussione scientifica; non esistono molti individui in senso assoluto che raggiungono tali livelli, e i paesi che sostengono la ricerca scientifica in modo adeguato sono una minoranza sul pianeta Terra [1]. Un ultimo punto: a partire dalla costruzione dei complessi apparati di ricerca (come l’Osservatorio di Greenwich, edificato tra 1675-1676) e dai viaggi e dalle esplorazioni intorno al mondo (che coniugavano l’acquisizione di conoscenze dalle quali le compagnie avrebbero potuto trarre vantaggi e eventualmente profitti, con la ricerca scientifica volta ad accumulare dati sensibili biologici o geologici ed esemplari fossili o zoologici), fino alla costruzione degli acceleratori di particelle contemporanei, la scienza ha avuto sempre necessità di ingenti finanziamenti [2].
La religione, al contrario, non necessita di tali prerequisiti. Ora, è senz’altro vero, nota McCauley, che le cosiddette “religioni del libro” condividono alcuni temi comuni, ma la religione nel senso più ampio non si basa né sulla disponibilità di testi stampati, né sull’esistenza di una comunità di individui che hanno studiato per anni (o decenni): gli studiosi in genere sopravvalutano l’importanza del testo stampato (un’innovazione recente) o dell’alfabetizzazione tout court (storicamente recente in senso lato) [3]. Esistono reperti paleoantropologici che, per quanto discutibili, dimostrano come qualcosa di assimilabile almeno lato sensu al sentimento religioso possa precedere in senso assoluto l’invenzione di un alfabeto codificato, senza contare che, banalmente, nel tempo gli etnografi sono venuti a contatto con popolazioni (oggi sempre più rare) che non sapevano nemmeno dell’invenzione dell’alfabetizzazione. Come chiosa McCauley,
«il fatto che la religione preceda sia l’alfabetizzazione sia la nascita della storia umana, che sorga in ogni cultura umana, che ricompaia e persista persino quando viene vigorosamente ostacolata, tutto ciò indica che la religione dipenda assai meno dal sostegno istituzionale di quanto possa sembrare» [4].continua...
[1] Robert N. McCauley, Why Religion Is Natural and Science Is Not, Oxford University Press, Oxford-New York 2011, p. 277.
[2] Ivi, p. 279.
[3] Ivi, p. 276.
[4] Ibidem.
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