venerdì 6 settembre 2013

Contro la proposta di istituire una (nuova) materia religionistica nelle scuole dell'obbligo

Fotografia di Hidrafil, 2007 (da Wikipedia).
Un anno fa circa è circolato on line un peculiare comunicato stampa, firmato da alcuni nomi importanti dell'insegnamento accademico italiano. In esso veniva avanzata la proposta di un' "attivazione curriculare di un corso di storia delle religioni" a "livello sperimentazione nazionale, che dia il giusto spazio alla storia delle religioni come elemento fondamentale per l’educazione alla cittadinanza responsabile" [1].

Stante la legittima ricerca di un modello di insegnamento che possa rimpiazzare il confessionale e desueto quadro generale offerto dall'IRC nelle scuole medie inf./sup., mi domando se veramente la storia delle religioni rappresenti una risposta efficace. Quale modello sarebbe insegnato e/o privilegiato in un percorso scolastico e in un ipotetico sussidiario/libro di testo? Si percorrerebbero le scuole di pensiero della disciplina, generando così la falsa illusione dello sviluppo di una disciplina "scientifica"? Si passerebbe sotto silenzio che molti "grandi" protagonisti della disciplina nel passato recente sono stati coinvolti politicamente in ambiti antidemocratici (e che i loro sistemi di pensiero storico-religioso hanno inevitabilmente risentito di tali orientamenti)?
Non sono domande peregrine. La disciplina attraversa da decenni una crisi difficilmente reversibile. Prendiamo ad esempio la rinnovata presa di posizione (espressa in part. da Luther H. Martin e Donald Wiebe) contro la storia delle religioni classica come disciplina scientifica. Il suo fallimento consisterebbe nell'esistenza di un «orientamento criptoreligioso» teso «ad inculcare valori negli studenti universitari e a fornire loro strutture di significato» trascendenti e non verificabili. Oltre a ciò, i due autori cit. segnalano la mancata emancipazione dalla/e teologia/e, la mancata ricezione degli strumenti scientifici (evoluzionismo, scienze cognitive, ecc.), la presenza di tendenze criptoreligiose, l'accettazione incondizionata dell'assegnazione di senso e di strutture di significato te(le)ologico. La chiusura incondizionata della disciplina di fronte alla cognitive science of religion, per esempio, starebbe a dimostrare una palese tendenza antiriduzionista e antiscientista [2].

Nel manifesto sopra ricordato non c'è alcun accenno alle scienze cognitive né all'evoluzionismo: come pensare di proporre un insegnamento di storia delle religioni non scientifico ma neutro, eticamente valido per tutti, quando le religioni sono e restano mutualmente esclusive? Si vorrebbe forse evitare tali argomenti per non urtare la sensibilità personale e religiosa dei discenti? Si dovrebbe forse suggerire, sub specie theologiae, che il consensus omnium delle popolazioni in merito all'esistenza di dèi e esseri sovrumani indichi di per sé l'esistenza dell'aldilà e dell'ultramondano? E come verrebbe trattato il "paranormale"? Con l'occhio indulgente di chi sostiene che la "scienza non può spiegare tutto"? E magari, sub specie pshychologiae, che il sacro è una "realtà", che il subconscio dovrebbe essere in collegamento con una funzione verticale e/o trascendente, che rimanda appunto tautologicamente al "sacro" inteso come realtà trascendente (e teologicamente divina), e che perciò tutto il genere umano è "homo religiosus" per sua stessa natura (ignorando atei e agnostici presenti da sempre in tutte le culture umane)? Che la storia è te(le)ologicamente orientata [3]? Oppure ci si limiterebbe alle comparazioni storiche più o meno fondate (o bislacche), magari sorrette dall'incommensurabile discontinuità tra uomo e animali - del tutto arbitraria e antiscientista?
Tutto ciò non ha alcun valore storico né scientifico: al massimo può costituire le basi per una filosofia teologica. Ma, mi chiedo ancora, le linee guida della storia delle religioni non sono già impartite nelle ore di storia? Non si potrebbero potenziare quelle ore? Inoltre, come sarebbe strutturato tale ipotetico insegnamento religionistico? Si passerebbero in rassegna le religioni "primitive" di oggi, come Wunderkammer, come museo a cielo aperto della "nostra" preistoria? Oppure si incoraggerebbe l'apprezzamento implicito di tutto ciò che è "religione" nel mondo di ieri e di oggi, allo scopo di difendere le altrimenti insostenibili ingerenze fideistiche e politiche nell'organizzazione dell'insegnamento nazionale?
Forse si tenterebbe fallacemente di dimostrare, stante il "teorema" dell'homo religiosus, che un ipotetico sciamanesimo preistorico avvalora il fatto che tutta l'umanità è da sempre religiosa. E magari si suggerirebbe anche l'esistenza di una certa scala naturae culminante in una qualche religione dell'attualità (o, verosimilmente, nei monoteismi abramitici). Come verrebbero però trattati in un simile quadro l'ateismo e l'agnosticismo? E quale sarebbe il guadagno scientifico, sociale e civile di un simile anacronistico insegnamento in forma di instrumentum regni? Allora, in definitiva, quale sarebbe il guadagno di tale insegnamento, rispetto all'IRC, nel creare una cittadinanza futura "responsabile" (come scritto nel comunicato stampa), partecipe dei problemi e socialmente attiva?

Lo status quo dell'insegnamento delle materie religionistiche andrebbe certamente cambiato, abbandonando i criptofideismi e l'antiscientismo impliciti. I tempi storici sono cambiati e le conoscenze scientifiche permettono oggi lo studio razionale dei motivi - talvolta non così razionali - per cui la gente crede in ciò in cui crede. Purtroppo la proposta avanzata un anno fa, per quanto meritevole, solleva più questioni di quante non contribuisca a risolvere, perché si pone nella medesima prospettiva della materia che vorrebbe affiancare o sostituire. Non credo che un massimo comun denominatore te(le)ologico, valido per essere accettato da famiglie appartenenti a qualunque credo oggi diffuso, possa rappresentare una risposta adeguata poiché, al di là dei sincretismi esoteristi, le religioni organizzate sono e rimangono mutualmente esclusive ed escludenti. Per tale motivo ci si può ragionevolmente aspettare il fallimento dell'iniziativa: molte famiglie più o meno interessate, prima o poi, potrebbero rifiutare un'eventuale obbligatorietà dell'insegnamento, e non vedo motivi validi perché queste famiglie debbano accettare un insegnamento facoltativo impostato su tali linee.

Io resto dell'avviso che un'ora di Paleontologia e Biologia evoluzionistica in tutto il cursus studiorum delle scuole medie (inf./sup.), senza alcuna infiltrazione di Intelligent Design o di creazionismi vari, magari al posto dell'IRC e dell'ipotetica SdR (e con le ore già destinate all'insegnamento storico debitamente potenziate), rappresenti una proposta molto più efficace per creare quella conoscenza condivisa di cui le generazioni future hanno bisogno [4]. Cittadini maggiormente preparati su questioni scientifiche potrebbero prendere parte attiva nei dibattiti culturali ed esprimere un voto informato in occasione di grandi impegni democratici, come può esserlo ad esempio un referendum su una qualsiasi pressante questione ambientale o di ricerca legata alla medicina. Potrebbero anche comprendere maggiormente le radici biologiche e cognitive (non teologicamente orientate e religiosamente neutre) delle mitologie, delle religioni e - soprattutto - della moralità.
In caso contrario, mi sembra che i rischi di infiltrazioni di temi ideologici, extra-epistemici e non scientifici nella storia delle religioni come materia scolastica superino di gran lunga i possibili benefici provenienti da una conoscenza condivisa dei contenuti delle religiosità del mondo, passate o presenti.

[NOTA: post originariamente scritto il 1° ottobre 2012]

[1http://benvenutiinitalia.it/storia-delle-religioni-una-proposta-per-il-ministro-profumo/ [30 settembre 2012; URL desueto: http://benvenutiinitalia.it/2012/09/30/storia-delle-religioni-una-proposta-per-il-ministro-profumo/]

[2Religious Studies as a Scientific Discipline: The Persistence of a Delusion, di Luther H. Martin and Donald Wiebe, in J Am Acad Relig (2012) 80 (3): 587-597. doi: 10.1093/jaarel/lfs030. First published online: July 18, 2012.

[3] Si ricordi lo sconcerto causato nel 2011 dalle farneticazioni fideistiche, escatologiche e te(le)ologiche, deliranti e offensive, di R. De Mattei, il vicepresidente del CNR allora in carica, incompatibili con la carica che egli ricopriva all'epoca. De Mattei è noto inoltre per aver finanziato con denaro pubblico il convegno di stampo antidarwiniano Evoluzionismo: il tramonto di un'ipotesi - con conseguente pubblicazione. Per il primo caso cfr. Massimo Gramellini su «La Stampa», Il buon tsunami, 26 marzo 2011, ripreso nella puntata della trasmissione televisiva Che tempo che fa, 26 marzo 2011; altre esternazioni reperibili presso la pagina dedicata all'affaire De Mattei presso Pikaia. Il portale dell'evoluzione. Pochi anni prima, ma sempre nel medesimo contesto socio-politico, si è assistito al tentativo di eliminare l’insegnamento dell’evoluzione dai banchi di scuola per imposizione ministeriale; per tali motivi non bisogna mai dare per scontate le proprie conquiste culturali. Su quest'ultimo argomento cfr. T. Pievani, Creazione senza Dio, Einaudi, Torino 2006, passim; id. In difesa di In difesa di Darwin. Piccolo bestiario dell’antievoluzionismo all’italiana, Bompiani, Milano 2007, in part. pp. 5-45; C.A. Redi, Il biologo furioso. Provocazioni d’autore tra scienza e politica, Sironi editore, Milano 2011, in part. il cap. Nell’anno 152 a.D., pp. 162-175. Per un inquadramento di tale questione italiana all’interno del panorama internazionale, cfr. la sezione inclusa in R.L. Numbers, The Creationists: From Scientific Creationism to Intelligent Design. Expanded Edition, Harvard University Press, Cambridge, MA - London 20062 (19921), par. intitolato Creationism Goes Global, in part. pp. 411-412.

[4] Proposta avanzata nell'art. dell'autore intitolato Tempi profondi. Geomitologia, storia della natura e studio della religione, in SMSR 79 (1/2013) 152-214.

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